Il tema dell’ingresso dei lavoratori extra-UE in Italia è tornato al centro del dibattito politico ed economico. La nuova strategia punta a rafforzare la formazione già nei Paesi di partenza, un modello che l’Unione europea e diversi governi stanno osservando con attenzione. L’obiettivo è duplice: facilitare l’inserimento dei migranti nel mercato del lavoro e ridurre i tempi lunghi che spesso scoraggiano le imprese italiane in cerca di manodopera qualificata.
Secondo i dati diffusi dal Ministero del Lavoro e dal Sole 24 Ore, il progetto pilota prevede percorsi formativi mirati per settori come edilizia, logistica, ristorazione e assistenza alla persona. Si tratta di comparti dove la carenza di personale è cronica e rischia di frenare la crescita economica. In Italia, Confartigianato e Unioncamere hanno confermato che oltre 500 mila posti di lavoro restano scoperti ogni anno per mancanza di competenze adeguate.
Il modello di formazione nei Paesi di origine ha già dato risultati positivi in contesti come Germania e Francia, dove accordi bilaterali hanno ridotto i tempi di inserimento e abbassato i costi legati alle pratiche burocratiche. In Italia, però, il percorso appare più complesso. Le aziende chiedono iter rapidi per i nulla osta e certificazioni chiare sulle competenze, mentre le associazioni sindacali ricordano che formazione significa anche tutela dei diritti, sicurezza sul lavoro e conoscenza della lingua italiana.
Non basta infatti addestrare un lavoratore sulle mansioni tecniche. Per integrarsi davvero servono strumenti culturali, linguistici e sociali. Il rischio, senza un progetto completo, è quello di trasformare una buona idea in un meccanismo lento e inefficace. L’OCSE ha ricordato che la migrazione qualificata è un vantaggio se accompagnata da percorsi di inclusione, altrimenti alimenta precarietà e conflitti.
E qui si apre un punto cruciale: affiancare la formazione professionale con la conoscenza della lingua italiana e con percorsi di cittadinanza attiva. È quello che da tempo realtà come SIA Servizi e Road To Italy® portano avanti, creando corsi di italiano di base e avanzati, moduli tecnici e collegamenti diretti con le imprese. Un approccio che parte dal bilancio di competenze e si traduce in lavoro concreto, trasformando le nuove regole in opportunità di integrazione vera.





